Anna Rodolfi
“Cognitio obumbrata”. Lo statuto epistemologico della profezia nel secolo XIII
Firenze: SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2016
Nel XIII secolo, in parallelo con la progressiva diffusione dell’epistemologia aristotelica, la teologia di lingua latina conobbe un profondo rinnovamento, passando da un sapere basato sull’esegesi delle Scritture a un modello di scienza d’impianto deduttivo.Tale processo non mancò di interessare anche il campo più specifico della riflessione sulla profezia, dando luogo a un rinnovamento dei temi e delle forme stesse della trattazione. Oltre che come una grazia, la profezia si presentava infatti anche come una forma di conoscenza umana, a cui il profeta deve avere accesso con gli strumenti cognitivi che gli sono propri, per poterla annunciare alla comunità cui appartiene. Qual è lo statuto della conoscenza profetica? In che rapporto si pone con le modalità della conoscenza ordinaria? In che modo il profeta conosce qualcosa di Dio, senza tuttavia averne un’intuizione diretta al modo del beato o del rapito? È necessario possedere determinati requisiti intellettuali e morali per diventare profeti? Sono questi alcuni degli interrogativi sottesi al dibattito che si sviluppò nel XIII secolo attraverso una serie di trattati, di cui il presente volume tenta di fornire un’analisi complessiva.